SuperBonus 110% Webinar Gratuito 25-01-2021

 

https://www.gotomeet.me/formazionegrosseto/110

WEBINAR “SUPERBONUS 110%: ASPETTI TECNICI E FISCALI” il 25/01/2021 – ore 10.00-12.00

Programma WEBINAR GRATUITO

Le tematiche nell’incontro saranno le seguenti:

  • aspetti introduttivi sul Superbonus del 110%;
  • i soggetti ammessi alla nuova agevolazione;
  • gli interventi «trainanti» e quelli «trainati»;
  • i requisiti per accedere al superbonus del 110%;
  • l’ammontare della detrazione;
  • le altre spese ammesse al superbonus del 110% e la cumulabilità con altre agevolazioni;
  • la cessione del credito e lo sconto in fattura;
  • gli adempimenti necessari e i controlli e le sanzioni.
+ Informazioni

Relatori: Valeria Verga – Stefano Gosti

Webinar Gratuito : GoToMeting

per partecipare

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Se non usi il link, il Codice di accesso è : 262-741-925

+ Info : web@cia.grosseto.it

Prodotti tradizionali toscani. Entrano la bistecca alla fiorentina e il pomodoro Borsa di Montone

Si arricchische di altri due prodotti l’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali (Pat) della Toscana: la Bistecca alla fiorentina e il pomodoro Borsa di Montone. Con le due new entry del 2020 arrivano così a 463 i prodotti che si laureano figli della tradizione.

L’arcinota Bistecca alla fiorentina, già segnalata dall’Accademia della fiorentina per ottenere il riconoscimento Unesco come patrimonio immateriale, fa coppia con il pomodoro Borsa di Montone, prodotto di nicchia strappato all’estinzione e iscritto nel 2020 all’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo, e adesso prodotto per merito di pochi volenterosi coltivatori custodi che operano nella Val di Bisenzio.

Due prodotti che ben esprimono la differente sorte dei prodotti presenti nell’elenco regionale dei Pat toscani, alcuni estremamente noti e consumati diffusamente, altri a forte rischio di estinzione.

“ Una grande opportunità  per questi due prodotti”, commenta la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi. “Far parte dell’elenco dei Pat vuol dire contribuire alla crescita di una collettività e dell’economia di un territorio prima di tutto. Ma si tratta anche di ottenere un riconoscimento della nostra tradizione che è espressione del patrimonio culturale. Sono dunque molto felice per queste due acquisizioni che contribuiranno da un lato a portare nel mondo ancora di più un prodotto celebre come la bistecca alla fiorentina, e dall’altro a salvaguardare la variabilità genetica per un alimento, il Pomodoro Borsa di montone, che è ancora tra noi perché traghettato dall’amore e il rispetto per la tradizione”.


Bistecca alla fiorentina 

È nel 1750 che l’Accademia della Crusca conferma che l’etimologia della parola “bistecca” è da ricondurre ad un prestito linguistico dall’inglese beef-steak.  Nel Settecento Firenze è meta di un turismo aristocratico del Nord Europa dove si è abituati al cunsumo di costate di bovino arrostiste ed il crescente uso del carbone come energia calorica, facilita lo sviluppo di questa pietanza.
Diviene ben presto un simbolo e al padiglione italiano all’Esposizione universale di Parigi di fine ‘800 viene presentata la bistecca alla fiorentina come piatto toscano per Firenze capitale d’Italia, proprio associato alla preparazione di una fetta di carne con osso, alta tre dita e cotta su braci.
Da Pellegrino Artusi nel suo ‘La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’ edito nel 1891, apprendiamo come cucinare la vera bistecca fiorentina: “Mettetela in gratella a fuoco ardente di carbone, così naturale come viene dalla bestia o tutt’al più lavandola e asciugandola; rivoltatela più volte, conditela con sale e pepe quando è cotta, e mandatela in tavola con un pezzetto di burro sopra. Non deve essere troppo cotta perché il suo bello è che, tagliandola, getti abbondante sugo nel piatto. Se la salate prima di cuocere, il fuoco la risecchisce, e se la condite avanti con olio o altro, come molti usano, saprà di moccolaia e sarà nauseante”.


Pomodoro Borsa di Montone

Anche per il pomodoro Borsa di Montone c’è una storia di relazioni con altre popolazioni europee. Si ipotizza che le prime varietà siano state importate in Toscana dalla Corsica, dove negli anni Quaranta e Cinquanta alcuni abitanti della Val di Bisenzio erano emigrati per l’attività di taglio della legna. La varietà si diffuse rapidamente grazie alle ottime caratteristiche organolettiche dei frutti, molto apprezzate dagli abitanti, fino all’arrivo degli ibridi commerciali a metà degli anni ‘90, quando la varietà è stata progressivamente abbandonata, fin quasi a scomparire, perché poco apprezzata per il suo aspetto estetico e per le caratteristiche di serbevolezza, cioè di conservazione. Salvata dall’estinzione grazie ad un’unica famiglia-custode che ha continuato la sua coltivazione, si ritiene che il pomodoro Borsa di Montone possa essere un progenitore del pomodoro Canestrino.


Fonte: Toscana Notizie

Agitu. Donne in Campo Cia, addio a un’amica, salveremo le sue “capre felici”

14 Gennaio 2021

Agitu. Donne in Campo Cia, addio a un’amica, salveremo le sue “capre felici”

L’omicidio dell’imprenditrice scuote le colleghe del Trentino e di tutt’Italia. Solidarietà per trovare casa al suo gregge

“Incredulità, tristezza e dolore di questo momento lasciano senza parole”. A parlare è Chiara March, presidente delle Donne in Campo-Cia Trentino scossa alla notizia dell’omicidio di Agitu Gudeta, l’imprenditrice agricola di origine etiope titolare dell’azienda associata “La Capra Felice” che aveva trovato nella regione alpina la sua seconda patria dopo essere fuggita dall’Etiopia, minacciata e inquisita per l’impegno contro il “land grabbing”.

Agitua era diventata un simbolo in Trentino anche per il progetto di recupero ambientale e produttivo che aveva sviluppato, a partire dalla capra mochena – che la Provincia di Trento aveva deciso di salvare alcuni anni fa – e recentemente aperto a Trento un punto vendita dei prodotti derivati dalle capre e dall’agricoltura biologica. 

Agitu si era laureata in Sociologia all’Università di Trento con una tesi sull’economia rurale dei Paesi in via di sviluppo. Era poi tornata in Etiopia per seguire un progetto di cooperazione con la tribù dei Boran, pastori nomadi che vivono con capre e cammelli. Nel 2010 era tornata a Trento come rifugiata e si era impegnata nel salvataggio della capra mochena in via di estinzione.

“L’Associazione Donne in Campo e la Cia del Trentino -ha aggiunto Chiara March- hanno subito attivato la storica e solida solidarietà contadina per trovare una nuova casa alle capre felici della cara amica Agitu e riscosso la disponibilità di alcuni agricoltori per nutrire il suo gregge”.“La violenza contro le donne -ha affermato Pina Terenzi presidente nazionale di Donne in Campo- non fermerà il nostro impegno nel lavoro, nell’impresa, nei progetti innovativi e rafforza anzi la nostra solidarietà a tutte le donne che si battono per un mondo dove la violenza non abbia più spazio.

Ci stringiamo per questo alla Comunità trentina per la grave perdita”.

Fonte: Cia nazionale





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