9 Marzo 2021
Cia Grosseto. 8 marzo: anche nel mondo agricolo la parità di genere è un traguardo lontano
Soffrono la crisi causata dalla pandemia e, in un anno, sono passate da quota 210.402 mila a 207.991. Sono le aziende a conduzione femminile registrate per il 2020 da Unioncamere, con un calo di 2.411 imprese, l’1,15%. A evidenziare il quadro della situazione è Donne in Campo, l’Associazione al femminile di Cia-Agricoltori Italiani che sottolinea quanto queste aziende siano, in realtà, le più impegnate nella sicurezza alimentare e nel biologico, nella custodia e nella valorizzazione della biodiversità.
Sono sostenitrici della tutela del paesaggio e del territorio. In sostanza -precisa Donne in Campo-Cia- la parte candidata a essere capofila nella costruzione e attuazione della transizione ecologica e sostenibile.
“Come vicepresidente della Confederazione Italiana di Grosseto – afferma Francesca Barzagli – colgo l’occasione di questo 8 marzo per invitare le donne tutte, non solo quelle del mondo agricolo, a credere per prime nel loro valore, ad essere consapevoli della loro forza e, proprio per questo, a fare rete in tutti i settori di cui si occupano per poter essere cittadine più coese. Essere donna ed imprenditrice, anche in Maremma, non è assolutamente facile – spiega – e diventa particolarmente complicato in certi comparti tradizionalmente “maschili” come quello dell’allevamento, il settore del quale mi occupo in prima persona. Dobbiamo prendere atto che la parità di genere è un traguardo ancora lontano, ma questa realtà, con la quale ci confrontiamo più volte al giorno, non deve essere la scusa per fermarci o per arrenderci. La nostra determinazione deve essere quel carburante che ci consente di superare i pregiudizi e gli ostacoli . Come agricoltrice, figlia di agricoltori, sono certa che insieme possiamo fare la differenza e non solo nel mondo rurale. Certo il percorso è lungo e non sarà sempre facile – conclude la vicepresidente Cia Grosseto – ma il nostro ruolo strategico nelle aree rurali ha dimostrato che partendo dalla nostra tenacia, arricchita dalla fantasia e dalla lungimiranza che ci contraddistinguono, possono essere gli strumenti positivi attraverso i quali possiamo affermarci come protagoniste attive nei processi sociali, politici e dello sviluppo economico”
“E’ necessario sostenere queste imprese, impegnate a ricucire gli strappi tra la sostenibilità economica e quella ambientale e sociale -afferma la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi-. Serve, quindi, rendere stabile il Bonus Donne in Campo e in generale rafforzare gli strumenti di credito, ma anche favorire l’accesso alla terra da parte delle donne che, a tutte le età, e a volte dopo la crescita dei figli, desiderano impegnarsi in agricoltura”.
“Ci aspettiamo molto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza -aggiunge Terenzi-. Come Donne in Campo, chiediamo che parte delle risorse del Recovery vengano utilizzate per finanziare, sostenere e diffondere le esperienze di cui alcune già avviate, come la costruzione di filiere sostenibili, la produzione di fibre vegetali per tessuti e piante tintoree per le colorazioni naturali, ma anche finanziando progetti di ricerca per lo studio di nuove fibre vegetali per bioplastiche ed altri materiali. E ancora, occorre avviare un reale incremento della produzione di erbe officinali per erboristeria e industria farmaceutica e lavorare per costruire vera aggregazioni di prodotto. Inoltre -continua Terenzi- chiediamo di impegnare le nostre aziende a incrementare l’assorbimento di CO2 nella biomassa vegetale e nel suolo, nella produzione di energie rinnovabili per autoconsumo e produzione energetica. E’ poi necessaria la formazione per il settore vivaistico sul recupero della biodiversità, come anche progetti di rigenerazione del suolo. In particolare, la formazione sul valore del patrimonio culturale e paesaggistico, è una leva economica cruciale, insieme al rilancio delle reti di imprese e cooperazione”.
“Il Recovery Plan -conclude, infine, la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi- dovrà impegnare risorse anche per migliorare i servizi nelle aree rurali, garantendo i presidi sanitari, ma anche rilanciando la rete dei Consultori familiari che hanno svolto un ruolo strategico nei territori a sostegno delle donne e della famiglia, garantendo e sostenendo anche il diritto delle stesse alla maternità”.