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Assemblea annuale Cia-Grosseto. Capecchi: Senza agricoltura non c’è futuro

13 Dicembre 2023



Assemblea annuale Cia-Grosseto “Senza agricoltori non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è futuro. Il settore primario deve tornare ad essere al centro dell’agenda politica” 

Siamo il settore primario, l’unico settore di cui il mondo non può fare a meno, e lo rivendichiamo con orgoglio” con queste parole Il Presidente di Cia Grosseto, Claudio Capecchi, ha aperto l’annuale Assemblea della Confederazione provinciale che ha visto una nutrita presenza di agricoltori, rappresentanti del mondo politico e anche semplici cittadini, insieme per fare il punto sul presente e il futuro del settore agricolo. Nel suo approfondimento, il Presidente ha esaminato gli ultimi tre anni contrassegnati da sfide senza precedenti, tra cui la pandemia, il lockdown, il conflitto Russo-Ucraino, l’impennata dei prezzi delle materie prime e le gravi conseguenze della crisi climatica

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 “Nonostante questo contesto drammatico- ha aggiunto – l’agricoltura ha conservato un ruolo centrale nell’economia, continuando a lavorare per fornire beni essenziali per l’alimentazione” 


Capecchi si è poi concentrato sulla provincia di Grosseto, evidenziando che anche questo territorio ha subito tanti cambiamenti, non sempre positivi, che hanno interessato il mondo agricolo. L’analisi ha messo sotto la lente d’ingrandimento le persistenti sfide affrontate, negli ultimi anni, dalla cerealicoltura, evidenziando incrementi costanti nei costi di produzione e il declino dei prezzi del grano sul mercato. Questo ha portato a una diminuzione della remunerazione per gli agricoltori e a una crescente rinuncia alla semina con l’aumento di campi abbandonati e soggetti a conseguenze più pesanti in caso di eventi avversi come incendi o maltempo.

Parole preoccupanti anche quelle riservate alla zootecnia locale che, non solo sta affrontando sfide legate all’incremento dei costi di allevamento, ma anche alla diffusione di patologie del bestiame. Un settore un tempo considerato un’eccellenza maremmana oggi un settore in affanno con aziende che chiudono e conseguenti ripercussioni sull’equilibrio economico e sociale soprattutto nelle aree collinari e interne. Seppur con un peso minore rispetto ad altri comparti, neanche la viticoltura e l’ortofrutta godono di una condizione ottimale. Questi settori stanno affrontando problematiche legate ad un filiera economica che è tutt’altro che equa e devono rispondere ad un mercato che richiede tecniche agricole sempre più sostenibili, approcci che, se condivisibili, hanno una ridotta resa e la produzione di prodotti che, sebbene sani, potrebbero non avere un aspetto gradevole e che rischiano di essere esclusi dalla grande distribuzione. Nemmeno l’olivicoltura sembra vivere un momento positivo: in Maremma infatti emerge un dualismo tra oliveti tradizionali e intensivi. 

“A tale proposito è necessaria una riflessione approfondita- ha spiegato Capecchi- poiché l’oliveto tradizionale non solo rappresenta un valore produttivo, ma anche culturale e paesaggistico. L’ampia diffusione degli oliveti intensivi nelle nostre zone, potrebbe compromettere questo valore fondamentale e portare a una omogeneizzazione della produzione, equiparando la cura e la dedizione degli agricoltori tradizionali, a quella degli oliveti intensivi. La valutazione di queste tecniche è cruciale e deve essere affrontata andando oltre un atteggiamento meramente ideologico”.


Il Presidente Cia di Grosseto ha poi affrontato diversi temi, alcuni persistenti e irrisolti, quali la gestione della fauna selvatica e la necessità di indennizzi in caso di predazione, la difficoltà di reperire manodopera agricola per la raccolta manuale, la carenza di infrastrutture per un’agricoltura moderna, l’urgenza di una programmazione accurata per la gestione delle risorse idriche, l’implementazione di invasi e il dragaggio dei fiumi. Capecchi non ha mancato di richiamare la politica a una programmazione attenta che consenta a tutte le aziende di modernizzarsi e mantenersi competitive e ha chiesto un rapporto collaborativo con la ricerca per affrontare le sfide climatiche. In merito alla PAC l’invito è stato quello che nelle zone disagiate, dove i costi di produzione sono più elevati, gli interventi siano più incisivi per sostenere l’economia locale e prevenire lo spopolamento. In merito alle misure volte a incentivare la produzione di energie rinnovabili utilizzando il suolo, l’invito è stato che non si intacchino aree fertili e che i benefici di tali interventi siano effettivamente accessibili alla maggioranza degli agricoltori.


“Per garantire la sopravvivenza del settore è fondamentale garantire un giusto reddito a chi lavora la terra-ha concluso Capecchi-In questo modo si potrà dare ossigeno alle aziende, garantire il necessario cambio generazionale, incrementare dell’efficienza e dell’innovazione aziendale, garantire la sostenibilità ambientale e la biodiversità. Fondamentale da questo punto di vista è sostenere l’aggregazione tra produttori nelle reti di impresa e nella cooperazione, nonché l’adesione a sistemi di qualità certificati, come le Denominazioni di Origine Protetta (DOP) e le Indicazioni Geografiche Protette (IGP), oltre alla partecipazione ai vari distretti, inclusi quelli rurali, del cibo o biologici, essenziali per migliorare la visibilità e per promuovere i prodotti delle specifiche aree territoriali”